Foto e disegni. La solitudine in quarantena.

Al Tempio del Futuro Perduto circa 150 opere di artisti che hanno risposto a una call

Come si disegna la solitudine? E da che angolazione si può ritrarre il silenzio o quel senso di vuoto che nei giorni del lockdown scavava dentro, mentre la città era chiusa in casa e il futuro sempre più un grande punto di domanda? La risposta, spesso sorprendente e spiazzante, la si può ritrovare dentro l’immediatezza di gran parte delle opere esposte al Tempio del Futuro Perduto, il centro culturale in zona Monumentale che ha appena inaugurato “Solitudini in mostra”.

Una rassegna multimediale sulla quarantena, composta da opere prodotte nella settimana di isolamento forzato degli artisti, che ha preso sempre più corpo dopo il lancio sui social dell’hashtag #arteinquarantena: una chiamata all’arte “dal basso”, a cui hanno risposto un centinaio di artisti da tutto il mondo – molti milanesi e lombardi – per un totale di oltre 150 opere realizzate con diverse tecniche, formati e strumenti. Tutte col compito, dicono dal Tempio, di “interpretare la solitudine ai tempi del Covid-19”.

E lo hanno fatto, attraverso una serie di scatti, disegni, ritratti, poesie, elaborazioni grafiche sistemate in un percorso suddiviso per temi e tecniche. Ci si trova diversi slanci creativi, dalle foto di condomini e angoli di quartieri deserti agli autoritratti e a evocative e domestiche nature morte, dalla lenta quotidianità di balconi agli abbracci sognati e dipinti su tela.

«Molta gente in quarantena è rimasta sola e ha dovuto fare i conti con qualcosa di inaspettato – dice Tommaso Dapri, fondatore del Tempio. – Chi esprime qui le proprie opere rappresenta la parte più creativa tra tanti che invece che non sono riusciti ad esorcizzare con l’arte la propria solitudine, difficoltà, mancanza di lavoro, depressione. La crisi ha impattato fortemente sul tessuto sociale, anche di questa città, e la mostra vuole riaprire questa ferita, ma in un modo costruttivo». E questo, oltre a voler celebrare una rinascita, pare essere il senso ultimo della mostra: «Il timore è che ci si voglia dimenticare presto di questi mesi, un buco di settimane che si cerca di cancellare e non di attraversare, un processo di analisi che invece riteniamo fondamentale per affrontare il futuro», affermano Alessandro Vaccari (che ha allestito la mostra) e Mariangela Vitale, rispettivamente presidente e portavoce di Nuovo Rinascimento, l’associazione che organizza le iniziative sociali e culturali al Tempio, “Solitudini” poi, com’è nata, forse più di altre mostre lascia al visitatore elaborare un sentimento personale verso ciò che ha visto – aggiunge Vitale -. Guardare queste opere riaccende un po’ l’esperienza di ognuno, di come ha vissuto la quarantena. Ed è una cosa interessante, come il vedere quanto questi artisti, pur nell’isolamento, siano riusciti a creare». La mostra non ha un termine preciso e continuerà anzi a «testimoniare le reali conseguenze economiche e sociali di questa crisi» con l’idea, più avanti, di far uscire dal Tempio alcune opere e metterle in mostra in diversi spazi in giro per la città.

Marco Castrovinci