L’importanza dei legami, nati da empatia e purezza.

Sarebbe sufficiente questa frase per operare una valida sintesi della mostra “Connessioni” che Antonella Vitali ha creato nello spazio di Latteria Moderna, ospite di Mario Teleri Biason, dal 29 ottobre al 21 Novembre 2021.

Le nove opere esposte parlano chiaro nella loro semplicità di forma e nella potenza del colore: ogni persona ha l’intrinseco bisogno di creare legami e stabilire “connessioni” con altri individui. Nessun uomo è nato per essere concluso in sé, ma è naturalmente spinto a protendersi verso l’altro, anche quando gli eventi dell’ attualità spingerebbero alla direzione opposta, verso la solitudine e l’alienazione.

È proprio nei giorni di isolamento forzato che Antonella ha maturato l’idea, già sottesa in lei, di parlare - attraverso la sua arte - dell’ obbligo naturale per le persone di stabilire “connessioni”, anche quando costoro sono fisicamente distanti, separati da noi, persino in un’altra dimensione. Così prendono forma sulla tela immagini come “Connessioni”, opera che dona il suo titolo all’esposizione stessa, dove in uno sfondo pieno e calmo, caratterizzato da cinque campiture, si staglia una catena di piccoli quadrati colorati, simbolo delle tante identità che si avvicinano per entrare in contatto l’un con l’altra.

Questa idea di unione si rafforza in “Coincidenze” dove, con grande purezza, l’incrocio e la sovrapposizione di linee gialle e blu determinano l’ideale rappresentazione di un incontro. Questo è tema cruciale di “Abbraccio”, “Ascolto” e “Maschera”, pur con declinazioni differenti. In “Abbraccio” due solidissimi e statici poligoni si avvicinano e si fronteggiano per ritrovarsi uniti da un segmento giallo che li attraversa, trattenendoli con fatica nel loro slancio di unione.  In “Ascolto” si celebra l’empatia e la conseguente intesa, raggiunta fra due entità protese così tanto l’una verso l’ altra che paiono sfiorarsi. In “Maschera” su un brillante sfondo rosa, delimitato da due bande nere ai lati, si fanno spazio due rettangoli sovrapposti, uno nero e uno rosso. Il pensiero corre subito ad un volto, contrassegnato da una linea netta divisoria e da una forte differenza cromatica, come chi nel contempo cela o rivela ciò che vuole. Cos’è in fondo la vita di ogni giorno se non l’andare in scena su un immaginario palcoscenico?

Il confine, quella soglia entro la quale ognuno di noi è stato costretto per molti mesi, non è per l’artista un limite, ma assume i contorni di uno spazio neutro in cui addentrarsi, forse solo anche con la forza del pensiero. In quest’ottica nascono “Oltre la finestra”, “Veduta” e “Da qualche parte”. “Oltre la finestra” racconta il viaggio che si può svolgere oltre al proprio spazio. L’esplorazione di altri luoghi può avvenire nel reale o nell’immaginario. Oggi questo può concretizzarsi nel gesto, ieri era solo una “corrispondenza” a distanza, resa possibile da una finestra; eppure in ogni passaggio verso i nostri simili, oltrepassando la griglia dei nostri confini, siamo nella vita del nostro prossimo.

Quelle pennellate così fluide, quei poligoni così irregolari, scomposti e in vari colori non fanno altro che testimoniare l’infinita gamma delle emozioni, che entrano in atto quando con l’altro si è in “connessione”, fosse anche solo attraverso un volatile e traforato muro ceruleo.

La finestra ha permesso alla fantasia dei “nuovi reclusi” di stabilire una connessione con il mondo esterno e la Natura: un fermo immagine di quell’azione, è immortalato in “Veduta” scorcio della città lagunare, a cui Antonella è intrinsecamente legata. Alla staticità della contemplazione del paesaggio fa da contraltare la fuga, sia reale per raggiungere qualcuno, sia ideale per afferrare con la mente chi è altrove: così si concretizza sulla tela, con grande nitore, “Da qualche parte”, dove in un mondo rovesciato tre irriverenti rettangoli di colore sono immortalati, mentre fuggono verso una meta a noi ignota.

Con “Connessioni” Antonella mostra ciò in cui crede: la ricerca verso l’altro e la necessità di stabilire legami. Il suo messaggio si veste di colori pieni, solidi e compatti, perché gioiosa è la spinta verso l’altro e nel contempo certa e iterata, come dimostrano le linee decise, pure ed essenziali che faticano a contenere l’esplosione di colori, alla cui ricerca Antonella è da sempre e continua ad essere particolarmente attenta.

Le “connessioni” creano incontri fecondi non solo sulla tela ma anche nella vita e ne è testimonianza la collaborazione artistica nata in questa occasione con Marco Muzzolon, scenografo e amico decennale di Antonella. La loro comunanza di sentire è sfociata in questo dialogo d’arte.

Marco, infatti, partecipa a questa esposizione con una selezione di opere dedicate al tema delle relazioni umane e della loro sopravvivenza: oggetti comuni si “umanizzano”. Case si animano di braccia per slanciarsi verso l’altro, le sedie si dotano di mani per accogliere e qui nessuno si sente solo, perché è connesso all’ altro da un sottile e grezzo ma tenace fil rouge, perché, parafrasando Borges “ho eseguito un gesto irreparabile, quando ho stabilito un legame”.

Elisa Domenichetti

(Curatrice)

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